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Stamattina andiamo verso Laganas, la grande spiaggia a sud dell'isola. Per arrivarci facciamo il solito attraversamento di Zante città con il suo corredo di traffico, vampate di calore sprigionate dal motore, insofferenza di Maria, etc. Qui le distanze sono brevi quindi siamo lì in poco tempo. La strada finisce proprio sulla spiaggia. Lì non un filo d'ombra, in compenso market e bar sono numerosi. Un mare di gente affolla la spiaggia; decidiamo di non fermarci e di proseguire per Porto Sostis che è lì proprio dietro al promontorio. Appena giunti scorgiamo un chiosco dove pubblicizzano lo "yellow submarine" con il quale visitare i fondali ed incontrare le tartarughe grazie al suo fondo trasparente. Decidiamo di andare, partirà a minuti. Saliamo sul battello giallo già pieno di gente e, contrariamente alle nostre aspettative ci fanno accomodare su degli scanni, in coperta. Partiamo, non abbiamo fatto neanche 100 mt che già iniziano delle manovre di ricerca con avanti, indietro e curve strette. Possibile che le tartarughe siano così vicine a riva? Dopo circa un quarto d'ora ne avvistiamo una che per noi, che siamo sopra, appare come una macchia scura sul fondo, che lì non credo superi i 3 mt. Accorrono altre barche, sia di turisti sia di quelli che svolgono questi servizi di visite guidate. La cosa ci da un certo disagio. La povera tartaruga è braccata quasi fosse una balena da fiocinare. Noi pensavano che ci facessero visitare dei ricchi fondali come da foto pubblicitarie - e qui il fondo è invece perfettamente sabbioso - poi se avessimo incontrato le tartarughe tanto meglio. Il tutto, pensavamo fosse svolto, per quanto possibile, nel rispetto degli animali e del loro habitat. Macchè! Qui i nostri occhi di cittadini fiocinano morbosamente queste povere creature. Comunque sia siamo qui e tanto vale osservarle. Alla mezz'ora dall'inizio del giro diamo il cambio a quelli che erano nel vano della barca con il fondo trasparente (ecco dove erano gli altri turisti!). Da qui è molto meglio; le tartarughe, che ora sono due, sono bellissime e, tutto sommato, non paiono così infastidite come ci era sembrato. Scattiamo foto a raffica. In un attimo l'altra mezz'ora di gita è già passata. Se abbiamo fatto 200 mt dal molo è tanto. Fin lì ci si poteva arrivare con un pedalò o addirittura come nuotatori, infatti c'erano entrambi.
Scendiamo, il sole delle tre è ancora cocente. Prendiamo il ponticello che unisce l'isola all'isolotto distaccatosi dal corpo dell'isola a seguito del terremoto del 1600 e rotti. Si paga l'ingresso. Percorriamo un breve vialetto che ci porta dall'altro lato di quello che è poco più di uno scoglio; c'è una spiaggetta e un bar che spara musica. È piena di giovani ma è anche molto carina. Un allestimento fatto di enormi teli bianchi che sventolano legati ad un cavo teso tra due spuntoni di roccia da un lato all'altro della conca, rendono il luogo magico e molto "in". Facciamo a turno un bagno ristoratore (ci sono troppi ragazzi in giro). Nell'angolino che ci siamo ritagliati diamo fondo alle rimanenze di grissini, olive e biscotti, poi consumiamo due cocktail compresi nel ticket d'ingresso. Poco alcolici ma egualmente abioccanti, visto che di fatto non abbiamo pranzato. Ci rilassiamo ascoltando la musica e scattiamo foto a profusione, soprattutto a quel bellissimo allestimento. Verso le 17,30 decidiamo di muoverci; l'animo del viaggiatore inquieto prevale.
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