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Con tutta la solita calma partiamo per Porto Vromi, sulla costa nord- occidentale dell'isola. Stavolta riusciamo a fare la strada che vogliamo; il problema è sempre al ritorno, quando è buio e le strade non
si riconoscono.
La strada prima sale poi si volge verso il mare con strade panoramiche e aperte con una vista sul mare da togliere il fiato. A volte pare che la discese finiscano nel vuoto. Maria sembra avere un momento di panico; ci fermiamo un attimo. Il blu intenso del mare, il verde della vegetazione bassa e la roccia, si miscelano in un panorama di rude e struggente bellezza. Fortunatamente la strada scende con pendenze accettabili e l'asfalto è di buona qualità. Solo gli ultimi metri scendono ripidi con un selciato in cemento ruvido. Il fiordo che è sul fondo della gola è tranquillo trasparente e inondato di sole. Una taverna è situata sul fondo. Scendiamo nella piccola spiaggetta; fa molto caldo. Il bagno serve a ritemprarci un po'. Dopo pochi minuti all'ombra sotto le rocce passiamo alla più comoda taverna lì sopra.
Fa ancora parecchio caldo quando ci muoviamo per andare a vedere il Navajo, questa volta da terra. Il posto è ovviamente assolato. Ci sono solo venditori di souvenir e un furgone bar. Scendendo pochi gradini si scorge una sorta di altana sospesa su due grosse putrelle che si sporge sulla baia del Navajo. C'è posto solo per 3-4 persone alla volta. Lì su siamo a 250 mt sospesi nel vuoto. È ovvio dire che è bellissimo. Ci tratteniamo più degli altri che vanno, fanno delle foto e ripartono. Di fronte a tanta meraviglia restiamo incantati. Ci ristoriamo con pasteli e acqua poi, quando stiamo per riprendere la strada, scorgiamo che sulla sinistra c'è un sentiero che scende. Curiosi lo imbocchiamo, ovviamente senza portare con noi dell'acqua. Il sentiero scende e sembra puntare al costone che sta proprio dietro il relitto. Il panorama è bellissimo ma il sentiero ben presto diventa un viottolo scosceso e scavato dall'acqua che qui, quando piove, credo scenderà impetuosa. Maria non vuole più proseguire; a sui parere è troppo pericoloso. Io non credo, comunque sono troppo curioso di saper cosa c'è dietro ogni ansa. Procedo ancora per qualche decina di metri quando poi mi fermo anch'io. Il sentiero sembra estinto. Sono certo che il panorama mozzafiato del Navajo è lì a pochi metri.
Dopo ancora una ennesima occhiata dall'altana ripartiamo verso Volimes.
Arrivati sul posto subito scorgiamo una serie di negozi pieni di artigianato e di prodotti alimentari locali. Dopo una breve visita ad un paio di questi ci fermiamo ad uno che ci attira maggiormente per le ceramiche. La signora che lo gestisce è simpatica e parla un po' di italiano. Stiamo lì a lungo compriamo dei bei piatti oltre che miele e saponette da regalare. Ce ne andiamo con la solita domanda di ogni volta: dove metteremo tutta sta roba sulla moto?
Stasera vorremmo cenare in un posto diverso, quindi ci incamminiamo verso Planos. A 200 mt dal camping scorgiamo un'insegna di una taverna. Prendiamo la deviazione in mezzo alla campagna di ulivi, illuminata come fosse una strada di città. Dopo circa 6-700 metri siamo sulla spiaggia di Bouka, o meglio su quello che resta, visto che il mare si è praticamente mangiato tutto giungendo fin sotto il muro che la separava dalla strada.
Entriamo in una taverna rusticissima, "L'antica vigna". È tardissimo! Mangiamo che è mezzanotte, benissimo e con un'abbondanza inaspettata; troppo per il nostro appetito e soprattutto per l'ora. Rientriamo carichi di stomaco come non mai. Qui in Grecia, non si riesce a mangiar poco.
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