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Per dirla in parole povere, Macau e' una piccola truffa. Di quella che fu una volta la prima colonia europea in Asia resta ormai quasi niente. Largo do Senado sulla "Peninsula" e i paesini sulle isole Taipa e Coloane non rendono giustizia ad un posto che una volta doveva essere una piccola meraviglia. La passeggiata per le vie del centro coloniale dura circa 5 minuti e molti degli edifici avrebbero bisogno di una bella pulita. Tutto cio' che non e' in stile coloniale (cioe' quasi tutto) appartiene alla categoria che Giorgio e Riccardo hanno ben definito delle case "ad alveare". Palazzi altissimi divisi in decine di minuscoli appartamentini, con minuscole finestre e, raramente, minuscoli balconcini. E poi, appena girato l'angolo, la vera attrazione di Macau, i casino'. Dato che Macau e' ormai l'unico posto rimasto in Cina dove giocare d'azzardo sia legale, i macanesi hanno investito tutto nell'industria del gioco. Grattacieli delle forme piu' assurde sono sorti, e continuano a sorgere tutt'ora come funghi, e dentro, piccoli paradisi dello shopping e del gioco. Tutto intorno a te invita, in modo non proprio sottile, a comprare e spendere. Dentro i grattacieli non ci sono solo casino', ma piccoli mondi autosufficienti, con ristoranti, bar, alberghi e soprattutto, luce soffusa tutto il giorno e aria condizionata a palla. L'apoteosi di tutto cio' e' il mitico Venetian, il sedicente casino' piu' grande del mondo. L'edificio ospita una riproduzione di un intero quartiere di Venezia, con tanto di piazza S.Marco, ponte dei Sospiri, piccole calli e canali con gondole e gondolieri/cantanti lirici che trasportano i turisti avanti indietro per il modico prezzo di 50 dollari. Superato lo shock iniziale, e' difficile resistere alla tentazione di entrare e giocare qualche dollaro alle slot machines. E' vero quello che si dice sul tempo nei casino', che passa velocissimo senza che tu te ne accorga, e cosi' e' successo anche a noi, che siamo entrati pensando di restare per un'oretta e siamo usciti due ore e mezza dopo. Ma almeno con in tasca una piccola vincita di 50 dollari! La vera (bella) sorpresa della nostra visita a Macau e' stato l'albergo. Trovato per caso e all'ultimo minuto e per un prezzo ragionevole per i prezzi macanesi, avrebbe potuto rivelarsi una bettola piena di scarafaggi. E invece era una vecchia Pousada su una collina con vista sul mare, ristorante con terrazza e piscina. Le camere erano tutte con balcone, arredate in stile coloniale e pulitissime. Era dura la mattina alzarsi dal letto e affrontare le caldazza e le zanzare, e la tentazione di starsene semplicemente a leggere un libro a bordo piscina era forte. Ma un'ottima ragione per uscire di casa era la cucina macanese, un tentativo ben riuscito di mischiare ingredienti portoghesi e spezie cinesi. Abbiamo assaggiato le famose egg tarts, che ricordano i dolci che si mangiano a Belem a Lisbona, il pollo "all'africana" e il bacalao fritto. Tutto sempre buonissimo e ben cucinato. E cosi, con una bella cena e una bottiglia di vino "verde", abbiamo concluso i nostri giorni macanesi. La prossima tappa, Hong Kong, ci aspetta a solo un'ora di traghetto da qui.
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