Ho vissuto qualche giorno con una famiglia in villaggio del Ningxia, provincia immediatamente a sud della Mongolia. Ho vissuto qualche giorno in Ningxia e sono tornata particolarmente colpita, perche' il Ningxia e' un posto proibito a molti, alzi a tutti, anche ai suoi abitanti. Il Ningxia e' un posto dove...dove... dove alcune parole hanno significati diversi da quelli che normalmente noi attribuiamo loro, ad esempio, "matrimonio" ( amare una persona che i miei genitori scelgono per me), "soffrire" (avere freddo, fame, sete), "andare al bagno" (fare la pipi nel prato dietro casa dove pascola la pecora) dove gli spaventapasseri non meritano vestiti pesanti, ma sacchetti di plastica , per allontanare uccellini affamati e lasciar crescere cocomeri grandi come meloni, meloni grandi come pesche, pesche grandi come susine dove una minornaza hui, musulmana, ha ancora diritto di esistere e pregare in piccole moschee dalla cupola verde dove le famiglie vivono in un'unica camera con pareti di fango, dormono, (non) si lavano, si svegliano all'alba e mentre gli uomini escono le mamme pettinano le bambine e intrecciano loro i lunghi capelli neri, e tutti sputano a terra, chiacchierano e mangiano tagliolini, patate e sedano, bevendoci su un bel bicchiere di acqua piovana (l'elettricita' e' economica, l'acqua invece non esiste) dove andare a scuola e' giorno per giorno, e i bimbi camminano un'ora nella terra sabbiosa al mattino, un'ora per tornare a pranzo, un'ora per il doposcuola e un'ora per tornare alla sera, e quando sono malati, muoiono senza dottori, ma ancora giocano con pezzetti di nulla, mi guardano e ridono, e mi tengono orgogliosi la mano mentre visito la loro scuola, chiamandomi jie, sorella maggiore, e alla sera leggiamo insieme il mio libro di cinese dove il centro e' lontano e la libertà più vicina, una vicina di casa con una maglietta con la scritta 'it's all so simple' ha gia' dieci figli a trentadue anni, e "fare l'amore" significa ancora "poter accogliere una nuova vita".